Biografia

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Clarinettista, sassofonista e compositore

“Gianluigi Trovesi ha raggiunto con la sua musica il più difficile degli obiettivi, non solo per un jazzman, o un musicista in generale, ma per un artista in qualsiasi disciplina. E’ infatti riuscito a creare un mondo musicale che è immediatamente riconoscibile ed allo stesso tempo completamente originale.
Ispirandosi a una diversità di fonti del tutto personale, e attraverso un processo di maturazione in cui i più comuni passaggi della carriera di un artista sono stati affrontati in ordine inverso, Trovesi ha raggiunto la propria maturità espressiva relativamente tardi. Ma oggi il suo stile di compositore e la sua voce strumentale lo collocano al livello dei musicisti che hanno praticamente definito il concetto di un “jazz europeo” ispirato alla tradizione americana senza esserne una sua pedissequa imitazione.”

SINTESI BIOGRAFICA

Clarinettista, sassofonista e compositore.
Dopo il diploma in clarinetto e gli studi di armonia contrappunto e fuga con il maestro Vittorio Fellegara, inizia la sua attività in complessi di musica accademica, da ballo e jazz.
Con il suo Trio (dal 1978) ed il suo Ottetto (dal 1991) si afferma in ambito internazionale come leader e compositore, sviluppando un linguaggio che mescola il jazz a reminiscenze di varie musiche popolari e colte europee, e che lo rende immediatamente riconoscibile ed al tempo stesso completamente originale.
La Sua musica è stata trattata in due tesi di laurea:
# ‘Gianluigi Trovesi : l’identità, la creatività il jazz di uno dei protagonisti della “musica attuale” italiana’ ( Dott. Luigi Sforza, Relatore Prof. Giampiero Cane, DAMS di Bologna, a.a. 1998/99)
# ‘Gianluigi Trovesi: Ein Musiker im Spannungsfeld Zwischen Jazz, imaginérer Folklore und Alter Musik’ ( Dott.ssa Annette Maye, Relatore Prof. Claudio Puntin, Hochschule für Musik Köln, S.S. 2004)
Per meriti artistici viene insignito:
“UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA” (“motu proprio” Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi nel 2001) “CHEVALIER DE L’ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES” (République Française – Ministére de la Culture et de la Communication nel 2007) “COMMENDATORE DELL’ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA” (Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano nel 2007)
Alcune delle più importanti orchestre jazz europee lo invitano, come direttore, per eseguire concerti basati su sue composizioni: WDR Big Band di Colonia, con cui ha realizzato “Dedalo” (2001-2002); Orchestra Internazionale di Guimaraes (Portogallo, 2003); Bergen Big Band (Norvegia, 2004); Bruxelles Jazz Orchestra (Belgio, 2006).
Il Festival di Barga Jazz, specializzato nell’arrangiamento per orchestra jazz, dedica una intera edizione a lui ed alle sue musiche (2001).
Il debutto discografico (“Baghèt”, Premio Speciale della Critica Discografica Italiana) avviene nello stesso anno in cui vince il Concorso Nazionale per 1° Clarinetto e Sax Alto per l’orchestra della Rai di Milano (1978).
Ulteriori premi e riconoscimenti:
# Miglior musicista del jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz (1988, 1992, 1998, 2000)
# 5 stelle (massimo riconoscimento) sulla rivista americana Down Beat per “From G To G” (1993)
# Miglior disco dell’anno per la Associazione della Critica Discografica tedesca con “Dedalo” (2003)
# Miglior disco di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz con “Dances” (1985), “From G To G” (1992), “Les Hommes Armés” (1996), “Fugace” (2003)
# Miglior gruppo di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz: Ottetto (1993, 1996)
# Premio “Django d’or” come miglior musicista italiano (1999, 2001)
# Miglior musicista di jazz italiano Premio Radio Uno Jazz (RAI) nel 1983
# Miglior disco nel referendum della rivista Musica e Dischi con “Dances” (1985), “From G To G” (1992)
# Premio Iseo Jazz (2006) # 1° Premio nazionale “Classic Voice” per il disco classico e “Besten Liste” critica discografica tedesca per il disco “Vaghissimo Ritratto”

Ha composto per lo scrittore e poeta Stefano Benni (“Baldanders”, 2004) e firmato (con Gianni Coscia) la colonna sonora dei film:”Mi piace lavorare (mobbing)” di Francesca Comencini, interpretato da Nicoletta Braschi, (2003); “Liscio” di Claudio Antonini con Laura Morante (2007).
Ha tenuto concerti in Europa, Medio Oriente, Stati Uniti, Canada, America Centrale, Cina, India e Australia, incidendo numerosi dischi e collaborando con importanti musicisti italiani e stranieri.
PREMI E RICONOSCIMENTI
1978 Primo premio nel Concorso Nazionale per Sassofono e Clarinetto, e ingresso nella Big band della RAI di Milano come primo alto e primo clarinetto;
primo disco da leader, “Baghèt”, che riceve il Premio della Critica Discografica italiana
1983 Premio Radio Uno Jazz (RAI)
1985 “Dances” (Trio G. Trovesi) miglior disco di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz e miglior disco nel referendum della rivista Musica e Dischi
1988 Miglior musicista del jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz
1992 “From G To G” (Octet G. Trovesi) miglior disco e Gianluigi Trovesi miglior musicista di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz;
“From G To G” miglior disco nel referendum della rivista Musica e Dischi
1993 “From G To G” riceve 5 stelle sulla rivista americana Down Beat e Ottetto Trovesi miglior gruppo di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz
1994 Musica Jazz gli dedica l’inserto centrale e un Cd appositamente realizzato
1996 “Les Hommes Armés” (Octet G. Trovesi) miglior disco e Ottetto Trovesi miglior gruppo di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz
1998 Miglior musicista del jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz
1999 Premio “Django d’or” come miglior musicista italiano
2000 Miglior musicista del jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz;
“Around Small Fairy Tales” (con l’orchestra da camera “Enea Salmeggia” diretta da B. Tommaso) 4 stelle rivista Down Beat 2000
2001 insignito dell’onorificenza di “Ufficiale della Repubblica Italiana” dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi (“motu proprio”) per meriti artistici;
Premio “Django d’or” come miglior musicista italiano;
il Festival di Barga Jazz, specializzato nell’arrangiamento per orchestra jazz, dedica una intera edizione a G. Trovesi ed alle sue musiche
2003 “Dedalo” (WDR Big Band, composizione e direzione G. Trovesi) miglior disco dell’anno per la Associazione della Critica Discografica tedesca;
“Fugace” (Ottetto G. Trovesi) miglior disco di jazz italiano nel Referendum Top jazz della rivista Musica Jazz
2006 Premio Iseo Jazz
2007 insignito dell’onorificenza di “Chevalier De L’ordre Des Arts Et Des Lettres” (République Française – Ministére de la Culture et de la Communication) e di “Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana” dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano;
“Vaghissimo Ritratto” 1° Premio nazionale “Classic Voice” per il disco classico; “Besten Liste” critica discografica tedesca

La musica di G. Trovesi è stata trattata in due tesi di laurea:
* ‘Gianluigi Trovesi : l’identità, la creatività il jazz di uno dei protagonisti della “musica attuale” italiana’ ( Dott. Luigi Sforza, Relatore Prof. Giampiero Cane, DAMS di Bologna, a.a. 1998/99)
* ‘Gianluigi Trovesi: Ein Musiker im Spannungsfeld Zwischen Jazz, imaginérer Folklore und Alter Musik’ ( Dott.ssa Annette Maye, Relatore Prof. Claudio Puntin, Hochschule für Musik Köln, S.S. 2004)

BIOGRAFIA COMPLETA

Gianluigi Trovesi ha raggiunto con la sua musica il più difficile degli obiettivi, non solo per un jazzman, o un musicista in generale, ma per un artista in qualsiasi disciplina. E’ infatti riuscito a creare un mondo musicale che è immediatamente riconoscibile ed allo stesso tempo completamente originale.
Ispirandosi a una diversità di fonti del tutto personale, e attraverso un processo di maturazione in cui i più comuni passaggi della carriera di un artista sono stati affrontati in ordine inverso, Trovesi ha raggiunto la propria maturità espressiva relativamente tardi. Ma oggi il suo stile di compositore e la sua voce strumentale lo collocano al livello dei musicisti che hanno praticamente definito il concetto di un “jazz europeo” ispirato alla tradizione americana senza esserne una sua pedissequa imitazione: tra essi possiamo citare come esempi non italiani Michel Portal, Misha Mengelberg, Evan Parker, John Surman.
Nato nel 1944 in una famiglia popolare di Nembro, un paese nella parte montuosa della provincia di Bergamo, da bambino è stato circondato dalla musica eseguita negli spazi di vita comunitaria, e ben presto anche da quella ascoltata attraverso i dischi e la radio: il coro per i tradizionali canti di montagna e il coro della chiesa, il trio di chitarra, clarinetto e fisarmonica che accompagnava il ballo, poi la musica delle nuove danze sul fonografo e la musica classica eseguita alla radio. La musica era così naturalmente parte della vita di tutti i giorni, suonata da muratori e contadini con quello che avevano a disposizione, che il giovane Trovesi non aveva ancora realizzato che se ne poteva fare una professione esclusiva. Ma un maestro di musica lo indirizzò al Conservatorio di Bergamo, una antica e qualificata istituzione della città di Donizetti, a pochi chilometri di distanza, in cui – apprese stupefatto il ragazzo – si poteva andare a studiare e suonare musica tutto il giorno – invece, è sottinteso, di lavorare! Da studente comunque Trovesi continua a lavorare, e studia la sera o nei due pomeriggi che il lavoro gli resta libero. Al Conservatorio oltre che lo strumento studia armonia, contrappunto e fuga con il maestro Vittorio Fellegara, una figura importante del novecento musicale italiano.
Ma l’apprendistato di Trovesi non si è limitato agli studi di Conservatorio, dove si diplomò nel 1966: il suo appetito musicale, oltre che la possibilità di guadagnare qualche lira extra, lo portò giù da studente a suonare il clarinetto nelle sale da ballo, quando timidamente i primi pezzi swing venivano inseriti accanto alle danze figurate europee – il walzer e la polka – e al sempre popolare tango. Lo swing di Glenn Miller e Benny Goodman era infatti l’elemento dominante nel jazz, anche se ben presto si aggiunsero Charlie Parker, il cool di Mulligan e Konitz, e poi le prime incisioni di Ornette Coleman. Il giovane musicista ascoltava avidamente la “new thing” che arrivava dall’America. Particolarmente importante l’impatto al festival di Milano con il gruppo di Mingus che comprendeva Eric Dolphy all’alto e al clarinetto basso: il fraseggio di Dolphy all’alto era radicato nel bop ma del tutto diverso negli esiti, e il suo uso del clarinetto basso in ambito jazzistico era unaltro mondo rispetto a quello che si studiava in Conservatorio, sia in ambito classico che contemporaneo.
Grazie a questa vasta esperienza e al suo ben presto riconosciuto talento, il giovane musicista ottiene un incarico di insegnamento e nel 1978 vince il Concorso Nazionale per Sassofono e Clarinetto, ottenendo un posto permanente nella Big band della Radio di Milano come primo alto e primo clarinetto.
E’ il chitarrista Franco Cerri a invitarlo regolarmente in concerto e in sala di incisione, mentre Giorgio Gaslini inserisce il sassofonista nel suo sestetto. Con Gaslini, nell’atmosfera politicamente e culturalmente arroventata degli anni ’70, Trovesi compie importanti esperienze internazionali, e la sua voce colpisce subito i personaggi più significativi della contemporanea musica improvvisata europea, che lo invitano a prendere parte alle loro esperienze, tra cui una importante tournée con Kowald e Manfred Schoof nell’allora Germania dell’Est che lo portò a incontrare musicisti come Gunter “Baby” Sommer e Connie Bauer, con cui incise a Stoccolma (“Secret Point”, Dragon) oltre al laboratorio di improvvisazione riunito a Wuppertal nel 1980 da Peter Kowald e documentato nell’Lp “The Family” su FMP. Dopo un concerto a Bergamo con il sestetto di Gaslini, Joachim Berendt lo invita a Baden-Baden per il progetto Clarinet Summit che produce il disco “You Better Fly Away” su MPS: vi prendono parte tra gli altri John Carter, Perry Robinson, Ernst-Ludwig Petrowsky.
Trovandosi in una di queste occasioni a confronto con il problema di esibirsi in solo dopo Evan Parker, Trovesi mise a frutto la sua formazione di musicista colto, di suonatore di balera e di improvvisatore jazzistico, venendo fuori con l’idea di basare l’improvvisazione su un saltarello dell’Ars Nova fiorentina, e svilupparla con improvvisazioni ispirate sia al serialismo che alle armonie “aperte” di Dolphy. Accolto con grande entusiasmo, il concerto fu un importante punto di svolta nella sua carriera, e nel suo lavoro come leader Trovesi ha continuato a seguire questa ispirazione: la amata musica da ballo e da banda dell’infanzia, la scoperta del jazz in tutte le sue forme, la ricerca delle radici popolari della tradizione classica italiana intrecciano nella sua musica un dialogo fruttuoso, felicemente coniugate dal suo multiforme talento di strumentista improvvisatore e di originalissimo compositore. E’ dopo questo concerto di Imola che il trombonista Eje Thelin lo invita, insieme a Enrico Rava, a tenere un corso dl Conservatorio di Stoccolma nel 1979.
L’esperienza nella Big Band della RAI di Milano significa anche prendere parte alla straordinaria stagione concertistica della formazione, che viene via via guidata da leader come John Lewis, Kenny Clarke e Francy Boland, Gerry Mulligan, Bill Smith – che naturalmente presenta Trovesi come solista, Kai Winding, Manfred Schoof, con uno spettro stilistico molto vasto. In questo ambito Adriano Mazzoleti lo presenta con il suo trio, e poi lo invia come rappresentante italiano nella Big band riunita dall’unione delle radio europee a St. Gerold: in quell’occasione il suo solo sul blues, reinterpretato grazie alla lezione di Dolphy, è quello salutato con più entusiasmo. Da quell’intervento solistico nascono i primi inviti in Francia per il trio, che per la stagione concertistica della radio apre a Parigi la serata in cui si esibisce il quartetto di Anthony Braxton.
Il suo primo Lp da leader, “Baghèt” è in trio, con Paolo Damiani al basso e Gianni Cazzola alla batteria, ed esce nel 1978. In esso si incontrano le radici colte – quelle antiche dell’Ars Nova, quelle moderne del serialismo – e la musica popolare italiana – le launeddas sarde, e la cornamusa delle valli bergamasche, il baghèt appunto – il tutto reinterpretato con sensibilità spiccatamente jazzistica. Il disco gli vale immediatamente i più alti riconoscimenti, tra cui il Premio nazionale della critica. Per tutti gli anni 80 lavora con il suo trio, che acquisisce statura nazionale e poi europea, esibendosi nei maggiori festival, tra cui quelli di Le Mans e Willisau. Con questo gruppo Trovesi pubblica tre dischi, di cui l’ultimo, “Dances” per la Red, in cui Cazzola viene sostituito da Ettore Fioravanti alla batteria, vince il referendum di Musica Jazz nel 1985. Con il bassista e violoncellista romano guida un gruppo creato per il festival di Roccella Ionica (“Roccellanea”, Ismez/Polis) e si esibisce con il percussionista Andrea Centazzo sia in duo (“Shock!”, Ictus/Felmay) che nell’ambito della Mitteleuropa Orchestra (“Cjant”, Ictus/Felmay). Contemporaneamente elabora un progetto, “Les Boîtes À Musique”, in cui si confronta con la musica elettronica di Luciano Mirto, cui si aggiungeranno in seguito le percussioni di Tiziano Tononi; il progetto viene documentato su disco nel 1985 dalla Splasc(h).
Negli anni 80 si conclude l’attività di insegnante nelle istutuzioni “ufficiali” anche se Trovesi continuerà a dare un contributo decisivo ai seminari estivi di Siena Jazz; nel 1993 anche l’esperienza in radio finisce con la chiusura dell’orchestra, e Trovesi può dedicarsi a tempo pieno ai suoi progetti personali che fino dal 1977 aveva cominciato a elaborare.
L’area di Bergamo e della sua provincia è molto ricca di tradizioni musicali, sia popolari che colte; oltre che da questo materiale, Trovesi ha raccolto ispirazione e collaborazione dalla nascente scena jazzistica italiana contemporanea, collaborando con Giancarlo Schiaffini e Fulvio Maras (“Let”, Splasc(h)), ancora con Paolo Damiani (“Flashback”, Ismez/Polis, “Eso” e “Poor Memory” Splasc(h)), con i Nexus di Daniele Cavallanti e Tiziano Tononi (“Going For The Magic”, “The Preacher and the Ghost”, “Free Spirits”, tutti per la Splasc(h)) , con Tiziana Ghiglioni (SONB, Splasc(h)), con Guido Manusardi, senza dimenticare i musicisti incontrati nella big band della radio, come Emilio Soana e Rudy Migliardi.
A livello internazionale, è da ricordare che nel 1982 si trova nel giro di pochi mesi a suonare con tre dei maggiori esponenti del jazz contemporaneo, Michel Portal (a Le Mans), Albert Mangelsdorff e Anthony Braxton (in Italia). Come ospite è stato invitato a suonare con i gruppi guidati dai due trombettisti italiani che riscutono maggior consenso in Italia e all’estero, Paolo Fresu ed Enrico Rava; prende infatti parte a importanti incisioni del quintetto del trombettista sardo (“Ossi di Seppia” e “Ensalada Mistica” su Splasc(h)) e del gruppo “elettrico” di Rava (“Electric Five”, Soul Note) che lo invita anche come solista per uno dei suoi progetti dedicati alle melodie operistiche (“Rava Carmen”, Label Bleu).
Ma anche importanti leader europei l’hanno voluto nelle loro orchestre: Misha Mengelberg per l’edizione “italiana” dell’ICP che si esibisce alla radio e registra “Live in Soncino” (ICP) e Keith Tippett per la sua Tapestry. Le sue collaborazioni con il sassofonista e clarinettista francese Louis Sclavis, cui è molto legato artisticamente, hanno riscosso molto successo dal vivo ma non hanno ancora trovato adeguata documentazione su disco- unica traccia un frammento su “Dances and Variations”, il Cd pubblicato da Musica Jazz in occasione dei cinquanta anni di Trovesi, quando la rivista gli dedica il supplemento centrale.
L’inizio della sua piena maturità artistica si può datare con la fondazione del suo Ottetto, originale formazione con Pino Minafra alla tromba, Rudy Migliardi al trombone, i due bassi di Roberto Bonati e Marco Micheli, l’imprevedibile Marco Remondini (cello e sax) e le doppie percussioni di Fulvio Maras e Vittorio Marinoni. Con il primo Cd dell’Ottetto (“From G To G”, 1992) vince di nuovo il referendum Top Jazz italiano, e l’anno successivo l’ottetto vince il Top Jazz come miglior formazione (Trovesi aveva già vinto come miglior musicista nel 1988), oltre che l’analogo referendum della rivista Musica e Dischi. Il Cd riceve cinque stelle, il massimo dei voti, da Down Beat ed è accolto da tutta la stampa specializzata mondiale con grande entusiasmo, proiettandolo sulla ribalta mondiale: il gruppo si eseguisce in tutti i più importanti festival europei ma anche in Canada e in Cina.
Il secondo disco dell’ottetto, “Les Hommes Armés”, esce nel 1996. Il progetto, originariamente commissionato da un festival belga, riprende la melodia di una canzone francese profana, anzi forse oscena, su cui per oltre tre secoli sono stati costruiti brani sacri, a partire da quelli della scuola polifonica fiamminga. Una sorta di nascosta pietra angolare della cultura musicale europea che incontra il blues e il jazz, l’improvvisazione, l’armonia della msuica contemporanea. Il Cd vince nel 1996 il Top Jazz, e l’ottetto viene premiato come migliore formazione; Trovesi si è aggiudicato altre due volte il prestigioso referendum di Musica Jazz come miglior musicista, nel 1998 e 2000. L’ottetto attraversa dopo il 2000 importanti cambiamenti nella formazione, con l’uscita di Minafra che preferisce concentrarsi sui propri progetti.
Su commissione di tre festival francesi (Le Mans, La Villette, Coutances) Trovesi crea nel 1999 “Around a midsummer’s night dream”, una suite ispirata alla citazione da parte di Shakespeare della Bergamasca, una forma di danza rinascimentale, che aveva ispirato Bach e Frescobaldi. La musica viene affidata a una formazione originale ed espressamente ideata, un Nonetto, in cui si ritrovano le ispirazioni principali della musica di Trovesi: si tratta infatti in realtà di tre trii, uno jazz, uno folk e uno classico, cui partecipano tra gli altri Carlo Rizzo al tamburello, Jean-Louis Matinier alla fisarmonica, Renaud Garcia-Fons al contrabbasso, Stefania Trovesi e Stefano Montanari ai violini. La registrazione e la produzione del Cd sono curate in Germania dalla SWR e dalla ENJA, completando una straordinaria operazione dal taglio pienamente europeo – festival francesi, gruppo italiano, produzione tedesca. La saldezza delle sue radici locali si conferma con il cd “Around Small Fairy Tales” (Soul Note) in cui l’Orchestra d’Archi di Nembro, arricchita da membri dell’Ottetto e sotto la guida di Bruno Tommaso, esegue una selezione di sue composizioni.
L’attività del sassofonista e compositore si dirama in molte direzioni, e con una ricchezza di collaborazioni che è impossibile descrivere completamente.
Dal 1991 fa parte della Italian Instabile Orchestra, il prestigioso complesso italiano che riunisce i migliori musicisti del jazz più avanzato; con l’Instabile si è esibito nei più prestigiosi festival europei, oltre che negli USA e in Giappone, e ha registrato per Leo, ECM ed ENJA, dando un contributo decisivo sia come compositore – il suo brano “Scarlattina” è stato per anni una delle colonne del repertorio dell’orchestra – sia come solista. Insieme di nuovo a Tiziana Ghiglioni, oltre che a Paolo Fresu, ha preso parte al progetto dedicato alle canzoni di Luigi Tenco che si esibito a lungo in tutta Italia, mentre la cantante Maria Pia De Vito l’ha voluto accanto a sè per “Phoné”, registrato per la Egea con John Taylor al piano. Paolo Damiani lo ha voluto come solista e compositore ospite per la sua edizione dell’Orchestre National de Jazz che ha registrato registrato il suo brano “Sequenze Orfiche” nel CD “Charmediterranean” per l’ECM, la Banda di Ruvo di Puglia l’ha invitato per il progetto “Banda in Jazz” che ha registrato un acclamato doppio Cd per la ENJA oltre a tenere concerti in Francia, Germania e una storica tournée in Inghilterra, fatto straordinario per una banda popolare di ottoni pugliese. La WDR Big Band di Colonia, una delle più importanti orchestre europee che ha lavorato con i maggiori arrangiatori americani, l’ha invitato a presentare nuovi arrangiamenti di sue composizioni; dopo alcuni concerti – in particolare al prestigioso festival di Moers – è stato registrato il Cd “Dedalo” (ENJA) con solisti ospiti del calibro di Markus Stockhausen e Tom Rainey. “Dedalo” ha ricevuto il premio dalla critica discografica tedesca come miglior disco del 2002. All’altro capo dello spettro, dal punto di vista delle dimensioni dell’organico, si situano le sue produzioni “da camera”: l’irresistibile duo con Gianni Coscia che ha registrato prima con l’EGEA (“Radici”) e poi con l’ECM (“In Cerca di Cibo”) prima di esibirsi in decine di concerti in tutta Europa dove è uno dei beniamini del pubblico dei festival e dei teatri, e il trio di ispirazione più “folk” con Riccardo Tesi all’organetto e Patrick Vaillant che ha registrato “Colline” per la Silex. Insieme a Coscia, Remondini e Simone Guiducci ha recentemente fondato il quartetto Modernariato.
Significativa l’attenzione alla musica di Trovesi arrivata dal mondo accademico: presso il DAMS di Bologna nell’anno accademico 1989/99 il Dott. Luigi Sforza, con il Prof. Giampiero Cane come relatore, si è infatti laureato discutendo una tesi dal titolo ‘Gianluigi Trovesi : l’identità, la creatività il jazz di uno dei protagonisti della “musica attuale” italiana.
Nel 2001 la sua attività e il suo prestigio ottengono uno dei massimi riconoscimenti istituzionali: viene infatti insignito del titolo di Ufficiale della Repubblica da Presidente Carlo Azeglio Ciampi, un onore che viene tributato nella stessa occasione ad altre personalità della cultura e della musica italiana come i registi Ermanno Olmi e Paolo e Vittorio Taviani, la cantante Mina e il compositore Nicola Piovani; si tratta di un fatto storico e di grande importanza per l’intero jazz italiano. Nello stesso anno l’Instabile di cui è membro viene premiata come migliore formazione nel referendum di Musica Jazz. Per celebrare l’anniversario della registrazione di “Free Jazz” di Ornette Coleman, la Radio Televisione Italiana ha promosso un concerto di un doppio quartetto, ispirato alla formazione usata per lo storico disco del sassofonista americano, affidandone la guida a Trovesi e al britannico Elton Dean; la registrazione è stata successivamente pubblicata come Cd allegato a Musica Jazz. Trovesi ha anche ricevuto per due volte, nel 1999 e nel 2001, il premio Django d’Oro come migliore musicista italiano, e il festival di Barga Jazz, specializzato nell’arrangiamento per orchestra jazz, ha dedicato una intera edizione alle sue composizioni.
Il suo Ottetto, in formazione rinnovata, presenta correntemente il progetto “Blues And West” dedicato alla musica di Louis Armstrong e al fascino che l’America con i suoi miti ha sempre esercitato in Europa; il concerto è stato prodotto dai Festival di Orléans e Vicenza, e troverà nella primavera 2003 la sua realizzazione discografica, in una forma modificata rispetto a quella usata in concerto, per la prestigiosa etichetta tedesca ECM.
In questa intensa attività di compositore e leader, Trovesi trova ancora il tempo per praticare le strade della libera improvvisazione, che lo avevano ispirato negli anni ’70: nel 2003 infatti ha reincontrato amici come il trombettista Manfred Schoof, il bassista americano Barre Phillips, e il percussionista tedesco Gunter Baby Sommer, per un concerto a Colonia. In un contesto del tutto diverso, sta invece lavorando con il pianista Umberto Petrin, e Maras alle percussioni come ospite, a un progetto dedicato alla melodia italiana che alternerà composizioni ottocentesche del bergamasco Alfredo Piatti a brani di musica antica.
Ma tutte le sue molte e diverse attività musicali, dai duetti alle grandi formazioni, dall’attività di compositore a quella di solista ospite, vanno a combaciare perfettamente una con l’altra, formando un complesso e affascinante mosaico in cui forme, modalità e stili si fondono a creare una immagine in continua evoluzione: l’immagine di uno straordinario talento, di una immaginazione inesauribile, di una totale dedizione alla musica in tutti i suoi aspetti. L’unico criterio importante per Gianluigi Trovesi è che la musica, in qualsiasi situazione, dal grande teatro al club di provincia, sia sincera, e sia creata per fornire al pubblico una esperienza nuova e significativa. La musica di Trovesi affascina i pubblici di tutto il mondo, ma non è un trucco commerciale: è che il sassofonista bergamasco ha la magica capacità di condividere con tutti noi del pubblico la gioia che prova suonandola.
[a cura di Francesco Martinelli]